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«Il Governo, rispondendo al mio question time in Commissione affari costituzionali, non chiarisce in alcun modo la vicenda del trafficante Bija presente all’incontro ufficiale tenutosi nel Cara di Mineo ll’11 maggio 2017», afferma Riccardo Magi, deputato radicale di +Europa.

«Intanto non ha risposto alla mia precisa domanda su chi fossero gli italiani presenti nella delegazione, né su contatti successivi con Bija successivi alla condanna dell’ONU da parte delle autorità italiane. In secondo luogo, il governo ha lasciato intendere di essere stato fuorviato perché il nome che gli è stato fornito era un po’ diverso da quello del boss libico (Abdurahmans Salem Ibrahim Milad anziché Abd al-Rahman Milad!). Infine, il rappresentante del governo si è giustificato dicendo che solo un anno dopo l’incontro c’è stata la condanna da parte dell’Onu. Ma è di pochi giorni dopo l’incontro il rapporto del Consiglio di sicurezza che lo considerava, insieme ad altri membri della Guardia costiera, come “direttamente coinvolto nell’affondamento di imbarcazioni migranti utilizzando armi da fuoco” e chiedeva il congelamento dei beni e il divieto di viaggio fuori della Libia; e già da molto prima Bija era finito nel mirino delle inchieste giornalistiche nazionali ed internazionali. Non è realistico (e in caso contrario, molto preoccupante) che le autorità italiane e in particolare i servizi non sapessero chi fosse Milad», continua Magi.

«Da mesi chiedo con forza l’istituzione di una Commissione di inchiesta. Devono essere riscostruiti tutti i passaggi che hanno portato il nostro governo a stipulare accordi con criminali. Mentre si buttava fumo negli occhi infamando il lavoro delle Ong, si finanziavano e addestravano le milizie e i veri trafficanti di uomini», conclude. Roma, 9 ottobre 2019