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«Oggi in Commissione giustizia la nostra proposta di modifica del Testo unico di stupefacenti è stata abbinata alla proposta della Lega a prima firma Molinari», lo annuncia Riccardo Magi, deputato di Radicali +Europa, primo firmatario del testo e tra i promotori dell’Intergruppo parlamentare per la legalizzazione della cannabis, sottoscritta da parlamentari di tutti i gruppi di maggioranza, tra i quali Davide Aiello, Silvia Benedetti, Giuseppe Brescia, Enza Bruno Bossio, Vittoria Casa, Cecconi Andrea, Paola Deiana, Paolo Ficara, Andrea Giarrizzo, Paolo Giuliodori, Angela Masi, Riccardo Olgiati, Antonella Papiro, Mario Perantoni, Giuditta Pini, Andrea Romano, Doriana Sarli, Davide Serritella, Antonio Tasso, Guia Termini, Elisa Tripodi, Giovanni Vianello, Gloria Vizzini.
«Dai dati contenuti nel decimo Libro bianco sulle droghe del giugno 2019 emerge che il 30% degli ingressi in carcere nel 2018 è stato causato da imputazioni o da condanne sulla base dell’articolo 73 (detenzione a fini di spaccio) del testo unico sugli stupefacenti, e che nel dicembre 2018 i detenuti tossicodipendenti erano il 28% del totale, percentuale record. Sebbene a quasi trent’anni dall’approvazione del testo unico degli stupefacenti l’impianto repressivo e sanzionatorio che lo ispira non abbia impedito l’aumento della circolazione di sostanze stupefacenti e continui a essere il principale veicolo di ingresso nel sistema della giustizia e nelle carceri, le risposte che vengono da destra continuano ad andare nella stessa, fallimentare direzione. La proposta della Lega interviene infatti sulle fattispecie di lieve entità rendendo possibile l’arresto in flagranza, aumentando i minimi e i massimi edittali (e quindi rendendo possibile l’applicazione delle misure cautelari) e cancellando la possibilità di riservare un trattamento di favore in caso di reati commessi da persone tossicodipendenti; una finta guerra alla droga che punta in basso, ai consumatori e piccoli spacciatori di cannabis», continua la nota.
«Al contrario la nostra proposta riporta il trattamento sanzionatorio in un alveo di proporzionalità, in linea con i principi costituzionali, accentua il carattere di autonomia della fattispecie penale relativa ai fatti di lieve entità, e infine differenzia il regime sanzionatorio in funzione della diversa natura della sostanza, al fine di graduare il trattamento punitivo in relazione alla gravità delle condotte. Si prevede inoltre che non è punibile chi coltiva un numero limitato di piante di cannabis finalizzate alla produzione di sostanze stupefacenti a un uso esclusivamente personale. La dichiarazione di incostituzionalità della cosiddetta «legge Fini-Giovanardi» da parte della Corte costituzionale nel 2014, infatti, non ha risolto ma al contrario ha reso ancora più urgente la revisione della legislazione sulle droghe, ma in direzione opposta rispetto a quello che chiede la destra».